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Giorni lontani. Appunti e ricordi

Prefazione di Renzo De Felice, introduzione di Giovanni Spadolini


Bologna, Il mulino, 1989, Storia/memoria
cm 21.5x15.5, pp. XXVI-623-(3), balacron, sovracoperta illustrata
Unica edizione. Nell'occhietto, dedica autografa di E. e C. Vita-Finzi

€ 30
L’etichetta di abile diplomatico è sempre stata troppo stretta per racchiudere la ricca e poliedrica personalità di Paolo Vita-Finzi, se mai una divisa elegante su una natura schiva, a volte persino misantropica; certo fu un ottimo passaporto per assecondare l’altra sua vocazione, non meno autentica, di scrittore e lettore enciclopedico e raffinato, che lo ha spinto a vagabondare per «quasi un secolo» da un continente all’altro, dall’uno all’altro delle migliaia di libri divorati.

Persino della celebre «Antologia apocrifa», sottile e caustica parodia di alcuni monumenti delle patrie lettere (per la quale è stato definito «il più grande parodista italiano del secolo») si può dire che lo abbia consegnato ad una fama riduttiva di «virtuoso» per pochi palati fini, lasciando però in ombra le qualità del saggista politico e di costume, sperimentate attraverso quotidiani e riviste prestigiose, e condensate in volumi spesso di grande intelligenza storico-politica. Questi «Appunti» coprono l’intero arco di vita di un ulisside sempre presente nel posto e nel momento giusto, dalla prima giovinezza nella Torino di Gobetti e Gramsci, al fronte della Grande Guerra (fu uno dei «ragazzi del ’99»), dalla Germania di Weimar alla Russia di Stalin e poi, dopo l’esilio argentino, testimone dei fermenti dell’Europa kadariana e kruscioviana e dell’Italia del «miracolo economico»: diario intimo e saggio storico, affreschi di paesi e culture, racconto e caricatura, sono i diversi registri - mostrati per la prima volta a un largo pubblico - di un uomo «irriverente» perché troppo libero per farsi accettare dalle accademie e troppo sottile per diventare davvero popolare.

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