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Lo spazio della morte. Saggio sull'architettura, la decorazione e l'urbanistica funeraria

[L'espace de la mort.], traduzione di Gabriella Prisco


Napoli, Guida, 1986, Saggi, 2
cm 22.5x14, pp. 316-(4), brossura, sovracoperta illustrata
Unica edizione italiana >>>

€ 25
Indice
 

Introduzione: L’anima errante senza dimora    7

Le dimore dei morti


    1. La tomba-casa    33
    2. Paesi e città dei morti    45
    3. Nelle viscere della Terra    64
    4. I luoghi del «passaggio»    71
    5. Il corredo funebre    79
    6. Il cimitero museificato    92
    7. I monumenti ai caduti    110
    8. Lo scenario vegetale della morte    116
    9. L’architettura dell’aldilà    122

Le pompe funebri o lo spettacolo dell’ultimo atto


    1. La morte, spettacolo urbano    143
    2. La decorazione funebre    152
    3. I funerali-spettacolo    170
    4. La place du martroi, luogo privilegiato, all'interno della
        città, per il supplizio-spettacolo    184

Thanatos e la dea Ragione o la morte razionale


    1. Il funzionalismo e la morte    199
    2. Il cimitero ideale dei filosofi e    dei poeti    211
    3. La rivoluzione dei culti funebri del 1789 alla restaurazione    220
    4. Gli architetti della morte
    5. Come il barone Haussmann, dopo aver espulso gli operai
        dal centro di Parigi, volle sloggiare anche i morti    261
    6.  Dell’economia radicale dello spazio grazie all’incarnazione    271
    7. La morte « all’americana» (Dall’ospedale come luogo per
        morire alle «funerals homes» e ai «thanatos centers») 290
    8. Lo spazio della morte. Attualità, prospettive, futuro    298
La morte occupa, nell’esistenza umana, uno spazio che non è solo quello mentale, della paura e della curiosità per il «dopo», ma è anche quello fisico, dei luoghi occupati dai riti e dai bisogni della sepoltura. La continuità tra vivi e morti, è così pure contiguità di spazi e di forme. Mentre la tomba assume le fattezze di una seconda casa e il cimitero si costruisce come «doppio» ideale della città, gli uomini si abituano a convivere con la morte ovunque presente, con piccoli e grandi segnali, nel perimetro cittadino.


Le chiese, i monumenti funebri (specialmente quelli dedicati ai caduti in guerra), i recinti sepolcrali, sono le tappe che scandiscono un percorso urbano lungo il quale la città dei vivi costantemente incrocia la città dei morti. Solo col tempo, ovviamente, tende a modificarsi questo stretto rapporto spaziale. La fisica centralità della morte medioevale, esaltata dai supplizi pubblici sulle piazze o dalle lugubri processioni funerarie, cede il posto, a partire dalla rivoluzione francese, ad un allontanamento dalla testimonianza della fine della vita celebrato oggi nei cimiteri-grattacielo e negli anonimi ospedali-obitorio della nostra civiltà.

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