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La corte pontificia e la società romana nei secoli XVIII e XIX

Introduzione, note e commenti di Lucio Felici


Roma, Biblioteca di storia patria, 1971, Testimonianze e memorie
4 volumi, cm 24x17, pp. XX-358, 386, 372, 374, con 304 illustrazioni in b/n fuori testo, tela, sovracoperta illustrata
Unica edizione. In ottimo stato

€ 100

DAVID SILVAGNI, interessante figura di patriota, figlio di un alto magistrato romano, presidente del Tribunale e letterato dilettante, nacque a Roma il 9 febbraio 1831 e morì a Genova il 6 giugno 1897. Suo nonno, Giovanni Silvagni, pittore non mediocre, presidente dell'Accademia di San Luca, fu amico di Giuseppe Gioachino Belli, che lo ricorda in due sonetti, qualificandolo come «Nino er pittore a la Madon de Monti».
A diciassette anni, David si arruolò volontario nella prima Legione Romana e combattè nel '48 a Comuda; l'anno dopo, col grado di sottotenente, partecipò alla difesa di Roma. Seguì Garibaldi nella ritirata fino a S. Marino, donde, munito di un passaporto rilasciatogli da quella repubblica, tornò a Roma.
Il Silvagni non trascurò l'attività letteraria, come corollario della sua indomita azione patriottica. Di lui si ricordano un coraggioso opuscolo sul Senato romano e il papa, un accurato studio sulla questione romana, vari lavori a carattere erudito e folcloristico, la novella Sabina Savelli e, infine, una commossa rievocazione della partecipazione dei romani alla prima guerra d'indipendenza (Eroi sconosciuti, fratelli Archibugi, 1893).
Ma il suo nome resta legato alla poderosa monografia intorno alla Corte pontificia e alla società romana del Sette e dell'Ottocento [pubblicata per la prima volta a Roma nel 1883-1885, dall'editore Forzani].
L'opera, accolta con favore dai contemporanei, è una storia ampiamente documentata della lunga crisi del papato temporale, ed abbraccia gli ultimi trent'anni del sec. XVIII e i primi settanta del XIX, dal pontificato di Clemente XIV — travagliato all'interno dall'opposizione anticurialistica e antigesuitica e, in politica estera, dal logoramento delle relazioni intemazionali — a quello di Pio IX che segnò la fine della potenza politica dello Stato pontificio.


Storia della Chiesa, dunque, nel più ampio quadro della storia d'Italia e d'Europa, nel corso di cento anni particolarmente densi di avvenimenti e ricchi di opposte tensioni ideologiche e culturali: l'illuminismo, le repubbliche giacobine, l'occupazione napoleonica, il neoclassicismo, il romanticismo, il risorgimento. Il Silvagni ricostruisce i fatti non da storico professionista, ma da uomo d'azione e di parte, da patriota laico, puntigliosamente anticlericale, che ha combattuto di persona per il trionfo delle idee risorgimentali; perciò il suo racconto porta sempre il segno dell'esperienza viva e sofferta e, specie negli ultimi capitoli, slitta coscientemente sul piano della cronaca e del diario. La componente diaristica viene peraltro puntualmente temperata e corretta da quella erudita e documentaria. Amico di personaggi illustri della politica e delle lettere, il Silvagni potè agevolmente rovistare archivi pubblici e privati, disseppellendo manoscritti inediti talvolta di grande interesse storiografico. È il caso soprattutto del diario dell'abate Lucantonio Benedetti, una delle fonti principali per lo studio della Repubblica Romana del 1798-99, che il Silvagni trascrive per intero, conservandoci una preziosa testimonianza altrimenti perduta (invano gli storici moderni hanno cercato di rintracciare il manoscritto originario di questo intelligente abate, che visse all'ombra di potenti famiglie ed ebbe lunga dimestichezza con i politici della curia pontificia). Ai grandi fatti della politica ufficiale fa poi da contrappunto la storia sociale e di costume, ricostruita anch'essa sulla base di testimonianze scritte e orali: le pagine sulle cerimonie religiose, quelle sulle feste e sugli spettacoli teatrali, quelle sulle usanze e superstizioni del popolo romano, sono certamente tra le più fresche e colorite dell'intera monografia. Ne esce il quadro compiuto d'una società e di un ambiente quanto mai singolari e compositi, che avevano già affascinato viaggiatori d'eccezione come Goethe, Stendhal e Gregorovius.

Nella presente edizione, l'opera viene per la prima volta pubblicata con un ricco corredo di note e di riferimenti bibliografici: le une illustrano, correggono o integrano quanto viene esposto nel testo, lasciando anche un largo spazio a citazioni tratte dalla letteratura del tempo (Stendhal, Belli, D'Azeglio, Gregorovius, ecc.); gli altri, oltre ad offrire un'aggiornata bibliografia sui singoli capitoli, hanno lo scopo di invitare il lettore ad un opportuno confronto fra il punto di vista del Silvagni e le interpretazioni della moderna storiografia.
Questo oneroso e intelligente lavoro di annotazioni e di commenti al testo originario del Silvagni è opera di Lucio Felici, autore anche della esauriente introduzione, il quale, come specialista della storia della letteratura italiana, ha già al suo attivo importanti lavori di critica letteraria sugli autori maggiori e minori del Sette-Ottocento italiano e sulla storia del giornalismo di questi due secoli.

La sua competenza di scrittore e di storico del costume, affinata anche da approfonditi studi sulla poesia del Belli e sui momenti prerisorgimentali della cultura romana, ha consentito un accostamento particolarmente congeniale all'opera del Silvagni che, attraverso così ricco corredo di note e commenti, ci appare per la prima volta nella sua intramontabile freschezza e nella sua inalterata validità letteraria e storiografica.
Nulla è stato trascurato dalla «Biblioteca di Storia Patria» per rendere agevole e dilettevole il «ritorno» del lettore ai secoli che il Silvagni così efficacemente descrive nelle figure di maggior spicco, negli avvenimenti fausti ed infausti che esse determinarono nella vita quotidiana che fa da sfondo costante e colorito a tali avvenimenti.
A tal fine, particolarmente preziosi risultano gli indici pubblicati a fine opera, indici dei nomi dei personaggi, degli argomenti e delle località, i quali sono altrettante guide per facilitare quel «ritorno» che per tanti versi costituisce la discoperta di un mondo al quale ci si accosta con interesse e diletto.

Il ricco corredo delle oltre 400 illustrazioni è frutto di una lunga ricerca e della meticolosa scelta di riproduzioni di opere d'arte, di stampe e di incisioni dell'epoca provenienti da musei, gallerie e collezioni private, italiane e straniere.

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