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La guerra italo-etiopoca e la crisi dell'equilibrio europeo

[The Coming of the Italian-Ethiopian War], traduzione di Mario Rivoire


Bari, Laterza, 1970, Storia e società
cm 21x13.5, pp. XII-536, tela, sovracoperta illustrata
Unica edizione italiana. Ottimo esemplare >>>

€ 35

INDICE DEL VOLUME

Prefazione  VIII

I. Le relazioni itaLo-etiopiche dal 1889 al 1934  1
Note 25

II. 1934: Mussolini punta sull'Etiopia  33
Note  53

III. Dicembre: L'incidente di Ual-Ual  59
Note  78

IV. Gennaio: l'intesa franco italiana  83
Note  117

V. Gennaio-marzo: l'Etiopia si rivolge alla Società delle Nazioni  129
Note  154

VI. Aprile: la conferenza di Stresa e le sue conseguenze  159
Note  183

VII. Maggio: «L'Italia farà da sé»  189
Note  224

VIII. Giugno: le esitazioni britanniche  231
Note  274

IX. Luglio: nessun aiuto all'Etiopia  281
Note  316

X. Agosto: contro Ginevra  323
Note  363

XI. Agosto: la Santa Sede. L'America e un verdetto  373
Note  398

XII. Settembre: le posizioni di fronte a Ginevra  401
Note  456

XIII. All'ombra della guerra 463
Note 491

Bibliografia  497
Indice dei nomi  529

L'«affare» etiopico non fu soltanto l'ultimo atto della lunga storia del colonialismo europeo, ma un momento di crisi che coinvolse la politica mondiale degli anni trenta.


In questo volume, che si rivela un'analitica e circostanziata ricostruzione storica degli eventi che portarono al conflitto italo-etiopico, l'Autore fonda la sua indagine su fonti ufficiali e ufficiose, su documenti degli archivi di Stato e dei Ministeri della Difesa dei vari paesi coinvolti nella crisi, sulle memorie dei protagonisti e anche su molte interviste personali con testimoni degli avvenimenti del '35-'36.
Il Baer prende le mosse dall'analisi delle relazioni italo-etiopiche negli anni precedenti il conflitto e degli interessi coloniali dell'Italia in Africa orientale, tentando poi una esposizione dei motivi che spinsero Mussolini sulla via dell'avventura africana: l'intento di trovare in quel tipo di «aggressione» uno sbocco alle sempre crescenti crisi interne e la necessità di dare nuovo prestigio al regime mediante una campagna sostenuta favorevolmente dalla base popolare.
Poste queste premesse, l'attenzione dell'Autore si sposta sull'esame attento e accurato delle varie fasi che la diplomazia europea visse nei mesi antecedenti l'invasione etiopica: giorno per giorno sono descritte e valutate le posizioni che grandi potenze e Piccola Intesa assunsero di fronte agli aperti preparativi militari del governo italiano. Il mondo politico europeo assistè con sempre crescenti timori e perplessità, da un lato, alla propaganda sprezzantemente bellicista di Mussolini, dall'altro, alle ambigue manovre diplomatiche volte a convincere la Lega delle nazioni della buona volontà dell'Italia di servirsi dei meccanismi di sicurezza e arbitrato previsti per risolvere in via negoziata la vertenza. Francia e Inghilterra ebbero, in quei mesi di intenso lavoro diplomatico, ampie e concrete possibilità di valutare tutte le conseguenze, anche se non immediate, ma chiaramente irreversibili, dell'invasione di uno Stato «ufficialmente» membro della Società delle Nazioni, come l'Etiopia, e delle ripercussioni che una violazione del genere avrebbe determinato sulla stessa Lega come strumento politico di sicurezza e controllo collettivi. Ed è proprio sul comportamento di queste due grandi potenze che l'analisi del Baer si concentra, sulle loro motivazioni politiche, sulle loro incertezze diplomatiche: di fronte alla minaccia del riarmo tedesco e di un Giappone sempre più aggressivo nell'Estremo Oriente, Francia e Inghilterra si lasciarono invischiare non senza motivi di interessi nazionali e di potenza, in una politica ambigua, oscillante fra la fedeltà al Patto societario e la velleità di mantenere relazioni accomodanti con l'Italia fascista. Proprio a causa del loro peso politico determinante nella vicenda e della capacità di indirizzare gli altri paesi della Lega verso una soluzione, finirono per rendersi responsabili in larga parte di una svolta decisiva nell'equilibrio politico post-bellico, tragica premessa — con il riavvicinamento ormai inevitabile delle due dittature europee — del futuro conflitto mondiale.

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