Chiudi

Dizionario della pittura e dei pittori

[Petit Larousse de la peinture] diretto da Michel Laclotte, con la collaborazione di Jean-Pierre Cuzin, , traduzione di di Renato Pedio; edizione italiana diretta da Enrico Castelnuovo e Bruno Toscano, con la collaborazione di Liliana Barroero e Giovanna Sapori


Torino, Einaudi - Larousse, 1989, 1994
6 volumi, cm 22, pp. compl. 4558, tela, sovracoperte illustrate, cofanetti illustrati
Unica edizione. Leggera scoloritura al dorsi delle sovracoperte di alcuni volumi, peraltro ottima opia >>>

sconto 50%€ 457.06€ 228.53

Uno degli effetti piú appariscenti del procedere della ricerca storico-artistica è il progressivo aumento della nomenclatura. Anche negli ultimi decenni gli studi hanno moltiplicato nomi di pittori, opere, luoghi di attività, molto spesso modificando sostanzialmente dati e contesti già noti o rivelandone altri, prima del tutto o quasi sconosciuti.
Se si paragona la storia della pittura a un vasto territorio, stabile ma non immutevole, si può parlare, entro certi limiti, di una nuova demografia artistica; ed è dei nuovi «abitanti», capaci in diverso grado di suscitare interesse e attrazione, che nelle conversazioni tra storici d'arte, studenti, appassionati si finisce per parlare di piú. Che abbiano attinto notorietà o celebrità o, semplicemente, abbiano acquisito lineamenti sicuri, negli ultimi vent'anni son comparsi tanti personaggi a colmare vuoti prima poco esplicabili, a rendere piú vitali scuole e aree, ad articolare il discorso storico con nuovi nessi e collegamenti. Il Dizionario, ponendosi evidentemente un confine, registra come e quanto può; per fare qualche esempio, concentrandoci tra gotico tardo e Rinascimento, Peregrinus e Pietro di Galeotto, Tuccio d'Andria e Simone da Firenze, Nicolò Corso e Hans Kremer, Pedro Fernandez e il Maestro della Maddalena Assunta e tanti altri, in un secolo o nell'altro, locali o immigrati o itineranti, quasi in ogni punto dell'Italia transpadana, della penisola e delle isole.
Se già il dizionario Larousse di Laclotte e Cuzin si era proposto la registrazione dei risultati recenti della ricerca, sia per aggiungere sia per aggiornare sia per correggere, con un'ampiezza insolita per un dizionario nato con precisi limiti editoriali, questa edizione, cura comune di Enrico Castelnuovo, Liliana Barroero, Giovanna Sapori e di chi scrive, si propone d'integrare la parte riguardante l'Italia con criteri che, facendo propria quell'impostazione, introducono tuttavia una piú ricca articolazione. Ciò vale anche per la gamma degli interessi, che comprende tematiche la cui particolare fortuna è senza alcun dubbio tra gli elementi che piú caratterizzano tendenze recenti della storia dell'arte: il collezionismo e in genere le espressioni della «società artistica», le istituzioni, i gruppi spontanei, i veicoli del mercato, la stampa di tendenza e di accompagnamento; l'universo materiale della pittura, le tecniche, i processi esecutivi, il restauro, il falso, la tipologia degli oggetti in relazione alle funzioni; la letteratura - e i suoi autori - su ogni fenomeno che cada nell'ambito del pittorico, in forma di storia, descrizione, biografia, trattato, guida, saggio, norma o regolamento: una vasta produzione di cui, alla data d'oggi, siamo meglio in grado di distinguere protagonisti e comprimari, anche per i decenni a noi piu vicini. Se in un dizionario di questo taglio sono ora reperibili lemmi come Bentvueghels, Novembergruppe, Rivara, Sacri Monti, ovvero Beverone, Parchettatura, Radiografia, Fastentuch, Libro d'ore, Tramezzo, ovvero Ekphrasis, Legislazione artistica, «Kritische Berichte» e numerosi altri simili, ciò non significa cedere a tentazioni di mera erudizione nomenclatoria, ma riconoscere in ciascuno di essi un tema meritevole di specifica, se pur breve, trattazione o anche solo un valido tramite ad obiettivi di piú generale interesse.
Esigenza insopprimibile, anche se da assolvere con particolare senso di equilibrio, era poi quella di «popolare» il Dizionario di artisti contemporanei e di tendenze, naturalmente non soltanto italiane, emerse negli ultimi due decenni. Qui ogni mozione che tenesse, anche solo un po', del gusto personale andava preliminarmente rimossa per far luogo a un tentativo di oggettiva e insieme misurata informazione. Questa nel dare il giusto risalto a personalità e a movimenti, pur attraverso i concisi segmenti delle voci, doveva riuscire a comunicare il senso di un insieme, che, se si considera il periodo tra le prime ricerche in area «concettuale» e i giorni nostri, appare profondamente mutato.
Un'attenzione particolare, sempre allo scopo di dare un assetto decisamente rinnovato alla parte italiana, è stata dedicata alle voci topografiche. L'eliminazione delle lunghe descrizioni di monumenti nelle voci relative ai grandi centri ha consentito di disporre dello spazio necessario per organizzare con diverso criterio e piú ricca articolazione - tenendo conto, anche in questo caso, dell'esigenza di adeguarsi a novità di risultati e di metodi - i lemmi di carattere geografico. Pur avvertendo l'improbabilità di una netta distinzione, si è inteso prendere in considerazione tre gruppi di voci: regioni, aree o centri di tradizioni artistiche (per esempio: Campania, Monferrato, San Severino); luoghi, compresi gli insediamenti isolati, che conservano dall'origine testi pittorici individuabili (Monreale, Ferentillo, Fénis); luoghi di conservazione (Bari, Pinacoteca; Matelica, Museo Piersanti; Faenza, Palazzo Milzetti). Il criterio non è certo del tutto nuovo: già il Bénezit agli inizi del secolo aveva previsto, anche se molto sobriamente e solo per la Francia, nel suo Dictionnaire dedicato esclusivamente ad artisti, voci relative a città sedi di musei (Amiens e Dijon), e anche a centri ditradizioni (per esempio: Avignon, Ecole d'). Ma i curatori di questa edizione del Dizionario della pittura e dei pittori hanno perseguito una geografia pittorica più capillare, tale da far risaltare l'esistenza di una rete di luoghi in cui il centrale e il periferico, il maggiore e il minore, il permanente e lo sporadico si integrassero e si spiegassero vicendevolmente. È vero che questa rete è qui piuttosto suggerita per campioni significativi, che occorre collegare mentalmente e mentalmente infittire fino alla giusta quantità.
La speranza è che, nonostante le difficoltà insite nelle peculiarità di questi testi di letteratura artistica (l'«interrotto racconto proprio dei dizionari», come si esprimeva efficacemente il Ticozzi al principio del secolo scorso), procedendo segmento per segmento possa almeno abbozzarsi quel denso intreccio di piccole e grandi «stazioni», e di percorsi principali e secondari, che costituisce uno dei caratteri più attraenti nella complessa vitalità dell'arte italiana.
Che in questi ultimi decenni nella storia dell'arte si avverta una nuova sensibilità per simili impostazioni è suggerito dalla constatazione che su concetti geografici si son fondati e si fondano, non soltanto in Italia, saggi, ricerche sistematiche, mostre, di volta in volta abbinati a vastissimi bacini di cultura figurativa (per esempio: il Mediterraneo), a poetiche di lunga durata (il barocco), a censimenti tipologici (le pale d'altare nelle diocesi della Seine-et-Marne e del Roussillon), alla messa a punto dei caratteri delle culture di confine e dei «passi» (il Piemonte e l'Alta Savoia), infine a tentativi di ricostruzione dell'intero patrimonio pittorico in aree e periodi definiti (l'Umbria, la Valle Onsernone, ecc.). L'obiettivo finale potrebbe essere un atlante, fitto di tavole corografiche risultanti da un'indagine dal vivo dei singoli patrimoni, capace di cogliere gli elementi del loro costituirsi in «regioni» e del loro entrare in relazione.

BRUNO TOSCANO

Chiudi