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Dante vicino. Contributi e letture

Caltanissetta - Roma, Salvatore Sciascia, 1966, Aretusa, 23
cm 20x13.4, pp. 420-(4), brossura con alette
Prima edizione. Ottimo esemplare >>>

€ 29
INDICE DEL VOLUME

lo dico seguitando, 9

TENDENZA AL CONCRETO E ALLEGORISMO NELL'ESPRESSIONE POETICA MEDIEVALE, 13

IL NUOVO STILE DELLA POESIA DUCENTESCA SECONDO DANTE, 29

LA «FOLLIA» DI DANTE, 55

NOSTALGIA DI DANTE, 77


   Il canto di Brunetto, 92
   Belacqua, 122
   lacopo del Cassero - Bonconte - Pia, 135
   Forese, 150


«NÉ DOLCEZZA DI FIGLIO...», 173

CONTATTI DELLA CULTURA OCCIDENTALE E DI DANTE CON LA LETTERATURA NON DOTTA ARABO-SPAGNOLA, 197

ALTRE LETTURE


   I. Il canto di Filippo Argenti, 213
   II. Il canto dei centauri, 237
   III. Il canto dei suicidi, 255
   IV. Il canto della processione, 274
   V. Il proemio del «Paradiso», 297
   VI. San Francesco, 316
   VII. Il trionfo di Cristo, 342


PARTICOLARI


   Il tiranno Alessandro, 369
   Adriano IV e V, 378
   Varo, Vario, Varro, 391


Nota, 399
Indice dei nomi, 403
Questi scritti danteschi di Umberto Bosco, nonostante la diversità delle occasioni da cui nacquero lungo trent'anni, hanno una unità di sostanza, di visione, di metodo critico così rigorosa, che ne deriva al volume una organicità quale pochi altri del genere possono vantare.

Quanto al metodo, che si riallaccia, con caratteristiche proprie, a quelli di insigni maestri come Cesare de Lollis e Vittorio Rossi, Bosco stesso nella prefazione — che è anche una esemplare testimonianza di probità intellettuale — rivendica, di contro ai burbanzosi atteggiamenti di certi odierni «superatori», la profonda ragion d'essere di una critica che, dopo avere indagato su ogni elemento storico e linguistico, sappia «sentire e illustrare la perennità della poesia; con riferimento, dunque, al tempo in cui il singolo critico vive». La «vicinanza» di Dante viene cosi ricercata, in queste pagine, non attraverso anacronistiche attribuzioni, a lui, di idee e affetti nostri, ma nella umanità delle sue esperienze, resa attuale, appunto, dalla vibrazione poetica della parola: al cui accertamento — che e poi giudizio di valore — felicemente concorrono tutte le qualità, di lettore e di esegeta, di Bosco.

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