'Ala-ad-Din 'Ata-Malik Juvaini [‘ÀlÄʼ al-DÄ«n ‘Aá¹a al- ǦiuwainÄ«]
Gengis Khan, il conquistatore del mondo
[TÄrīḫ i ǦahÄn-guÅ¡Ä], traduzione dall'inglese (The History of the World Conqueror) di Gian Roberto Scarcia, controllata sull'originale persiano dal professor Alessandro Bausani. Introduzione di A. Bausani
Milano, Il Saggiatore - Mondadori, 1962
2 volumi, cm 25x17.5, pp. (2)-347(3), (8)-349-725-(3), 48 illustrazioni a colori fuori testo, riproducono le miniature che ornano la Raccolta di Storie di Rashid-ad-Din, eseguita per ordine del Gran Mogol Akbar e portata a termine nel 1596, con 7 tavole genealogiche e 5 cartine, cartonato, sovracoperte illustrate, cofanetto illustrato
Prima edizione. Ottimo esemplare
«Il nostro autore è una tipica espressione della reazione della civiltà iranica, evoluta e sedentaria, all'invasione dei nomadi mongoli, i quali, nello spazio di qualche generazione, erano stati costretti a trasformarsi, sebbene non senza resistenze, da conquistatori in amministratori.
La "borghesia" persiana fornì questa nuova amministrazione di una classe burocratica. 'Ata-Malik Juvaini (1226-1283) apparteneva appunto a una vecchia famiglia di funzionari persiani, originaria della regione di Juvain nel Khorasan, che aveva servito i Khorazm Shah ed era poi passata al servizio dei Mongoli. Baha-ad-Din Juvaini era stato visir mongolo del Khorasan, suo figlio Shams-al-Din Muhammad Sahib-divan era stato un importante funzionario dei primi tre Il-Khan di Persia, per circa venti anni (1268-1284). Il fratello di quest'ultimo, lo storico, era stato negli stessi anni funzionario a Baghdad, dove si era dedicato ad opere di risanamento, necessarie dopo le gravi devastazioni apportate dai Mongoli. Il Ta'rikh-i-Jahan-Gusha-yi Juvaini fu portato a termine intorno al 1260. La prima parte contiene la storia dei Mongoli, dalle prime conquiste di Gengis-Khan alla morte di Güyük; la seconda parte è dedicata alla storia dei Khorazm Shah e dei funzionari mongoli in Iran fino al 1258; la terza, infine, è dedicata all'avvento di Möngke, alla spedizione di Hülegü in Iran, e alla storia degli Ismailiti di Alamut, compilata dall'autore, incaricato dall'Il-Khan di esaminare la biblioteca degli "Eretici", sulla base di importanti fonti di prima mano a noi non pervenute.
Secondo una tradizione antica, largamente diffusa, non soltanto musulmana, l'opera dello storico è opera anzitutto letteraria e retorica: a tal regola non si sottrae Juvaini il cui Ta'rikh, inoltre, è viziato da troppe parzialità a favore dei Mongoli.
Tuttavia, il materiale di interesse obiettivamente storico in essa contenuto è folto e importante, e la partigianeria dell'autore è talmente trasparente, e cosi bene trapelano di fra le righe i suoi interessi personali di burocrate e di funzionario (fra l'altro, a quel che pare, morto improvvisamente di paralisi alla notizia della caduta in disgrazia della sua famiglia, e dell'incombente minaccia, sui membri di quella, di confische, imprigionamenti ed esecuzioni), che l'opera resta fondamentale, e di validissimo aiuto, per ogni valutazione spassionata di quel periodo storico». Dall'Introduzione di Alessandro Bausani