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Il nulla e la poesia. Alla fine dell'età della tecnica: Leopardi

Milano, Rizzoli, 1990
cm 22.5x14, pp. 348-(4), cartonato, sovracoperta, foglietto con l'errata corrige
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In questo libro Emanuele Severino, un pensatore che ha elaborato un modo originalissimo di intendere e interpretare la storia e l'evoluzione del pensiero occidentale, ci propone una nuova lettura di un autore tra i più noti — ma anche fra i più fraintesi — della letteratura e della cultura mondiale: Giacomo Leopardi.


Molti studiosi, infatti, pur annoverandolo tra i massimi poeti lirici di ogni tempo, non hanno intuito la grandezza del suo pensiero (o, con maggior esattezza, ciò che sta alla base della sua poesia), paragonandolo, sbrigativamente, a quello di una persona che non ha saputo superare la crisi e il trauma esistenziale caratteristici dell'età dell'adolescenza, mentre altri, pur riconoscendo la grandezza del suo pensiero, non ne intuirono la portata epocale.
Emanuele Severino, invece, con un rigoroso e approfondito esame dei testi leopardiani scavati parola per parola, dimostra (come ha già fatto per Eschilo con la sua traduzione dell'Orestea e con la successiva meditazione de Il giogo) che Giacomo Leopardi è stato non solo un originalissimo e grandissimo pensatore ma colui che ha aperto la strada a tutto il pensiero contemporaneo. E, proprio per la sua statura, non fu mai veramente ascoltato e, soprattutto, veramente compreso anche da chi (come Schopenhauer, Wagner e Nietzsche) lo considerò un genio. Sì, perché come ci dimostra Severino, facendo parlare gli scritti leopardiani, il poeta di Recanati voltò le spalle alla tradizione filosofica occidentale per approdare, dopo aver intuito il fallimento della tecnica («le magnifiche sorti e progressive») e aver constatato che la verità è dolore e che «amaro e noia / la vita, altro mai nulla», alla lucida consapevolezza che è proprio il nulla — da cui tutto proviene e in cui tutto ritorna — a dominare nel mondo, dove la poesia può offrire soltanto «l'ultimo quasi rifugio». Come afferma Severino «la grandezza del pensiero di Leopardi sta nel modo determinato in cui esso intende l'intreccio del nulla e della poesia alla fine dell'età della tecnica. Se la civiltà occidentale vuole essere coerente alla propria essenza, deve riconoscere che la propria filosofia è la filosofia di Leopardi. L'autentica filosofia dell'Occidente, nella sua essenza e nel suo più rigoroso e potente sviluppo, è la filosofia di Leopardi». Questo anche se per Emanuele Severino quella dell'Occidente è storia dell'alienazione essenziale e quindi Leopardi, come Eschilo, è grande maestro del nichilismo.

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