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[Schwarz Arturo]
Almanacco Dada. Antologia letteraria-artistica, cronologia, repertorio delle riviste
A cura di Arturo Schwarz
Milano, Feltrinelli, 1976, Arte e teoria dell'arte
cm 22.5x21.5, pp. XVI-743-(1), 16 tavole a colori, oltre 600 illustrazioni in b/n, facsimili e fotografie, cartonato, dorso in tela, sovracoperta illustrata, cofanetto in tela
Unica edizione. Perfetto esemplare
€ 175
[...] I pittori dada, al pari dei poeti e degli scrittori dada, rifiutano di sottomettersi alla divisione del lavoro, di appartenere a una categoria professionale castrante, di recitare un solo ruolo, di leggere una sola partitura. Così la produzione letteraria e poetica di Arp, Picabia, Ernst, Hausmann, Schwitters. Duchamp, Kassak, Van Doesburg è altrettanto impegnata quanto quella artistica, e i testi scelti per quest'Almanacco stanno a dimostrarlo."
Progetti e realizzazioni, teorie e attuazioni, logos e praxis, tra questi due poli oscilla continuamente l'attività dada: sono stati quindi scelti per questo Almanacco non solamente i contributi teorici più significativi — manifesti, proclami, conferenze, articoli — ma anche, e in misura probabilmente maggiore, le loro realizzazioni: a livello verbale: poesie, aforismi, lavori teatrali, racconti; a livello plastico: disegni, incisioni, dipinti, collage e assemblage.
Per quanto riguarda il materiale illustrativo, non sorprenderà pertanto l'ampia scelta di stampati, manifesti, copertine e interni di riviste. La rivoluzione dada nel campo tipografico è stata vasta e duratura e questo aspetto dell'attività dada — per il suo carattere gratuito e non commerciale — alla pari della poesia, è quello in cui lo spirito dada si evidenzia con particolare felicità e libertà.
"Il dadaista," ricorda ancora Schwarz, "insorge contro le tavole del conformismo tradizionale e fa del proprio lavoro, in primo luogo, una testimonianza diretta della crisi storica in cui si è trovato a dibattersi. Una radicale problematicità investe l'intero codice della saggezza e della sapienza ereditarie, e subito interviene, scopertamente, la violazione di quelle norme di 'ragionevolezza' e di 'buon senso' borghesi che, rivoluzionarie esse stesse alle origini, avevano preteso di trasformare in 'naturale' la loro effettiva dimensione 'storica.' Così il dadaista spinge ai limiti estremi la carica eversiva che era contenuta, alle origini, negli stessi termini ultimi della cultura romantica, e la dialettica tra 'ordine' borghese e 'avventura' anarchica si pone, in concreto, sul piano estetico, come dialettica tra 'imitazione' e 'invenzione,' cioè appunto nei medesimi termini in cui si era collocata all'inizio della rivoluzione romantica, ma rovesciandone il significato."