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De hominis dignitate, Heptaplus, De ente et uno e Scritti vari

A cura di Eugenio Garin. Testo latino e traduzione italiana a fronte


Firenze, Vallecchi, 1942, Edizione nazionale dei classici del pensiero italiano, 1
cm 25x17.5, pp. 601-(3), 10 illustrazioni fuori testo: due ritratti di Pico e facsimili degli scritti, cartonato, dorso in tela
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Indice

Avvertenza, pag. VII
Introduzione, I
1.I primi tentativi letterari, p. 3. — 2. La lettera a Ermolao Barbaro «sui filosofi barbari », p. 7. — 3. Il commento alla canzone d'amore, p. 10. — 4. L'Oratio, le Conclusiones, l'Apologia, p. 18. — L'Heptaplus, p. 27. — 6. Il De ente et uno, p. 34. — 7. Le Disputationes adversus astrologus, p. 40. — 8. Le epistole e gli scritti minori, p. 45. — 9. L'edizione delle sue opere. Appendice.
Appendice, 61
I. Damnatio propositiomim, p. 63. — 2. Epistola di Elia del Medigo p. 67. — 3. Epistola di un ignoto amico, p. 72. — 4. Dall'Apologia, 74. — 5. Epistola in volgare a Lorenzo, p. 76. — 6-8. Colloqui con Pietro Crinito, p. 79 — 9-10. Colloqui A. Nifo, p. 84.
Bibliografia, 87
Oratio de hominis dignitate, 101
Heptaplus, 167
De Ente et Uno, 385
Commento alia canzone d'amore, 443
Indici, 583
Dei testi che qui si ristampano l'Oratio, l'Heptaplus, il De Ente et Uno, sono stati riprodotti secondo le prime edizioni del sec. XV curate dall'autore o condotte dal nipote Gian Francesco sui manoscritti da lui lasciati.

Delle edizioni successive, scrupolosamente confrontate, non si è ritenuto utile riportare le arbitrarie variazioni o gli errori evidenti. Del Commento alla canzone d'amore si è data uno redazione un po' diversa da quella della stampa postuma del 1519, quale ci conservano alcuni manoscritti. Ma della redazione a stampa si sono riferite le varianti significative.
Le traduzioni si sono condotte nel modo più aderente anche a costo di tradire l'eleganza dello stile del Pico. Fin dove si è potuto si sono rintracciati i richiami; per il Commento, dove o erano ovvii o identici a quelli precisati nelle altre opere, risultano dagli indici.
Per i testi latini si è usata la grafia classica e, trattandosi di opere filosofiche, si è sempre punteggiato secondo il senso.
Nell'introduzione era nostro proposito elencare con le edizioni i manoscritti che ci conservino opere pichiane. Ma abbiamo rimandato ciò al volume che conterrà le lettere e gli scritti teologici (ad essi si riferiscono quasi tutti i mss,) date le difficoltà di una rassegna accurata nelle attuali contingenze. Abbiamo tuttavia indicato il materiale più importante ed esaminato quanto si riferisce alle opere qui stampate. [...] (dall'Avvertenza di E. Garin)

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