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L'idea di lingua nella tradizione dell'umanesimo da Dante a Vico

[Die Idee der Sprache in der Tradition des Humanismus von Dante bis Vico], traduzione di Luciano Tosti, messa a punto redazionale di Francesca Castellani


Bologna, Il Mulino, 1975, Collezione di testi e di studi. Filosofia, cm 21.5x14, pp. 502-(10), tela, sovracopertaUnica edizione italiana.

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Il volume di Karl Otto Apel vuole essere un contributo ad una storia dell'idea di lingua nel pensiero moderno, nella sua funzione cognitiva e comunicativa.

L'indagine non è soltanto un'introduzione storica, perché mira anche alla chiarificazione dei presupposti, essezialmente filosofico-linguistici, della problematica attuale della filosofia, con particolare riferimento alla filosofia analitica contemporanea. In tale contesto viene preso in esame quel complesso fenomeno che l'autore chiama «umanesimo linguistico», partendo dalla tradizione delle «artes sermonicales», della grammatica e della retorica, per giungere sino a Humboldt, a Wittgenstein e a Heidegger.
Un'attenzione particolare viene dedicata a Giambattista Vico, come esecutore testamentario dell'eredità filosofica dell'umanesimo. Il concetto umanistico di lingua, nel cui ambito, da Dante in poi, si colloca la formazione grammatico normativa delle lingue nazionali europee, si ritrova nel Vico, difeso nei suoi contenuti ideali, e insieme superato in un concetto creativo di linguaggio come rivelazione. Qui si realizza l'incontro tra il filosofo della «Scienza Nuova» e la tradizione della mistica del «Logos» che sbocca nel «movimento tedesco» e introduce all'idea della lingua che non è un prodotto ma una produzione, un processo generativo.

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