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Francesco Fontebasso (1707-1769)

Vicenza, Neri Pozza, 1988, Ateneo veneto. Collana di studi, 3, cm 24x17 pp. 314-(2), 8 illustrazioni a colori e 199 in b/n fuori testo, brossura illustrata con aletteUnica edizione. >>>

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INDICE

Presentazione di ALESSANDRO BETTAGNO  1
Introduzione di RODOLFO PALLUCCHINI  3
Ringraziamento  6

Regesto  7
Francesco Fontebasso  11
Documenti  95
Catalogo delle opere  111
Bibliografia  261
Illustrazioni  295
Indice delle illustrazioni in nero  297
Indice delle illustrazioni a colori  303
Referenze fotografiche  304
Indice dei nomi e delle collezioni  305
Il volume di Marina Magrini costituisce la prima monografia sul pittore veneziano Francesco Fontebasso (1707-1769) e il primo tentativo di catalogazione organica della sua vasta produzione.


Fontebasso, formatosi alla scuola di Sebastiano Ricci, approfondì i propri studi a Bologna e a Roma, dove si accostò al gusto per un plasticismo corposo e per strutture prospettico-architettoniche, che, portandolo a diluire i primitivi insegnamenti del maestro bellunese, al suo ritorno a Venezia lo fece avvicinare al pathos aggressivo del giovane Giambattista Tiepolo. Se gli elementi della sua educazione artistica si possono sintetizzare in Ricci-Roma-Bologna-Tiepolo, queste fasi non sono circoscritte nel tempo, ma si susseguono e si fondono in un alternarsi di influenze e di riprese, sfociando in un linguaggio personale, caratterizzato da un cromatismo prezioso e squillante.
Artista ancora poco conosciuto, ma di rilevanza tra le figure di un secolo quanto mai vivace e creativo come il Settecento, Fontebasso lasciò numerose testimonianze della sua attività pittorica, a Venezia, a Trento, a Brescia.
La sua fama di decoratore d'interni varcò i confini italiani e giunse fino alla corte di Russia, dove Fontebasso fu chiamato negli anni 1761-62.
Il maestro non si limitò a grandi composizioni alla Tiepolo, del quale tentò sempre di emulare la grande ricchezza figurativa e la felicità inventiva, ma si dedicò anche a opere di minor formato, a delle vere e proprie scene di genere, nelle quali dava libero sfogo alla sua vena più intima e che forse costituiscono la parte più vivace della sua produzione. Dimostrò, inoltre, una notevole abilità grafica come testimoniano i numerosi fogli pervenutici (dai primi schizzi preparatori, rapidi ed immediati, a quelli finiti e acquarellati, vere opere autonome), le incisioni (gli otto Baccanali) e le illustrazioni per l'editoria (la Divina Commedia, le Rime del Petrarca e altre).

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