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Federico II. Un imperatore medievale

[Frederick II. A medieval Emperor], traduzione di Gianluigi Mainardi


Torino, Einaudi, 1990, Biblioteca di cultura storica, 180
cm 21.5x15.5, pp. XVI-401-(7), 5 cartine nel testo e 8 illustrazioni in b|n fuori testo, tela, sovracoperta illustrata
Prima edizione italiana, unica nella collana. >>>

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INDICE

Prefazione, p. XI

Federico II

Parte prima

I. L'eredità normanna, 5
II. L'eredità germanica: Federico Barbarossa e Enrico VI, 50

Parte seconda
III. L'infanzia, 1194-1220, 73
IV. Imperatore romano, difensore della Chiesa, 1220-27, 110
V. Il viaggio a Gerusalemme, 1227-30, 137
VI. Legge e monarchia in Sicilia, 169
VII. Figlio mio, figlio mio, Assalonne, 189

Parte terza
VIII. La cultura a corte, 211
IX. La fine della concordia, 1235, 240
X. Controllo a distanza, 266
XI. Un approccio diverso, 1239-45, 283
XII. Una crociata infinita, 1245-50, 312
XIII. I fantasmi degli Hohenstaufen, 340

Conclusione, 364

Carte, 369
Bibliografia e note, 377
Indice analitico, 393
Fino a oggi Federico II di Svevia, imperatore del Sacro Romano Impero, re di Sicilia, re di Gerusalemme, Stupor Mundi, è sempre stato visto come uno dei sovrani più straordinari della storia europea: celebre per la sua cultura, per la determinazione con cui contrasto le pretese egemoniche e universalistiche del papato, per la volontà di stabilire un governo illuminato, fondato sui principi della ragione. La biografia di Abulafia ci presenta una figura molto diversa, meno tollerante, meno lungimirante nei suoi interessi culturali, meno ambizioso e deciso nei confronti della Chiesa. Federico si rivela qui come un tradizionalista, che condivideva le stesse idee dei suoi predecessori dell'XI secolo sulla società e sul governo; un uomo fedele all'idea di crociata; un ottimista disilluso che cercava di stabilire la pace con due papi aggressivi e sospettosi.
Il libro presta un'attenzione scrupolosa alla intera storia del regno di Federico, ponendolo in un contesto molto più ampio di quanto non si sia fatto in precedenza. Abulafia disegna un'interpretazione, fortemente contrastante con la storiografia corrente, e illustra come il pensiero dominante di Federico sia stato quello di conservare il potere e assicurare l'Impero ai suoi discendenti. Lungi dal tentare di stabilire un sistema coerentemente centralizzato, l'imperatore mirava a garantire la continuità dei sistemi tradizionali di governo in ciascuna delle regioni a lui sottoposte. In Sicilia poteva sembrare un signore assoluto e potente, ma in Germania doveva appoggiarsi al sostegno dei grandi principi, di cui non si illuse mai seriamente di poter condizionare il potere.
Federico resse a un tempo un impero universale e una monarchia territoriale e il suo regno segna una tappa importante nella trasformazione dell'Europa da una comunità di cristiani guidata da due autorità universali concorrenti, il papa e l'imperatore, a un mosaico di nazioni-Stato in cui l'imperatore aveva molto meno voce in capitolo.

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