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Boccaccio. L'invenzione della letteratura mezzana

Bologna, Il Mulino, 1990, Collezione di testi e di studi. Linguistica e critica letteraria
cm 21.5x14, pp. 521-(11), cartonato
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€ 32
INDICE

Premessa  p.   9

I. La doppia idea della cultura  15


      1. Boccaccio: un problema storiografico  15
      2. Autobiografia intellettuale e biografie di poeti: la vocazione alle lettere  19
      3. Una contraddizione di Dante secondo il «Trattatello» e i «Compendi» del Boccaccio  27
      4. Due idee della letteratura in successione: la prima fase  33
      5. Due idee della letteratura in successione: la seconda fase  43
      6. Due idee della letteratura in sovrapposizione: la seconda fase nella prima  59
      7. Due scale di giudizio critico  82

II. Una cultura verso la narrativa  97


      1. Un particolare della cultura latina del Boccaccio  97
      2. Il sogno di Enea  102
      3. "Ars dictandi" e tradizione romanza nella formazione del narratore  110
      4. La riforma dell'idea d'amore: da Cicerone ad Aristotele  115
      5. La riforma dell'idea d'amore: il mito della vedova e alcune questioni dimore nel «Filocolo»  136

III. Dal «Filostrato» al «Ninfale fiesolano»: gli spazi della narrativa  141


      1. La questione delle favole e la dimensione mondana della letteratura  141
      2. Il «Filostrato», o dell'amore "per diletto"  160
      3. Il «Filocolo», o dell'amore "onesto" conciliato con il diletto  174
      4. Il «Teseida», o la riduzione dell'epica  188
      5. La «Comedia delle ninfe fiorentine» e l'«Amorosa visione», o la spiritualizzazione dell'amore "per diletto"  201
      6. L'«Elegia di madonna Fiammetta»: io narrante e retorica delle passioni  217
      7. Il «Ninfale fiesolano»: dalla pre-storia alle origini di Fiesole e di Firenze  227

IV. Sui principi compositivi del «Decameron»  235


      1. Il «Decameron»: un'architettura razionale  235
      2. Precedenti e autoimitazioni  241
      3. Il mondo della Chiesa: portata e limiti della critica del «Decameron»  248
      4. Il «Decameron» come retorica dei possibili  261
      5. Breve digressione su Boccaccio, la critica delle fonti e le antichità toscane  279

V. Sulla "traduzione" degli autori e dei generi letterari nel sistema della novella  289


      1. Reinterpretazioni e rovesciamenti di Dante  289
      2. Generi letterari in contatto: la letteratura esemplare  302
      3. Generi letterari in contatto: il 'fabliau'  308
      4. Generi letterari in contatto: la commedia elegiaca  320
      5. Generi letterari in contatto: la lirica  326
      6. La questione del realismo e la novella di Federigo degli Alberighi  333

VI. Prosa e situazioni comunicative nel «Decameron»  347


      1. "Parlare fabuloso", "parlar coperto" e "parlare chiuso": tre 'iuncturae' dantesche nell'officina del Boccaccio  347
      2. La materia scatologica e sessuale nel «Decameron»  357
      3. Tra metafora e novella  363
      4. Caratterizzazione geolingulstica e caratterizzazione stilistica  367
      5. Il testo e il lettore: situazione comunicativa e messaggio verbale in alcune novelle  384

VII. L'impegno del secondo Boccaccio  405


      1. Appunti sul Boccaccio come intellettuale e sul «Buccolicum carmen»  405
      2. Ancora sul Boccaccio come intellettuale: municipalismo e cosmopolitismo  414
      3. Il Boccaccio tra Firenze e Napoli  422
      4. Tra Petrarca e Boccaccio: a proposito di imitazione, e di altro  429
      5. Una polarità nel «Corbaccio» (e un parallelo con il «Secretum»)  449
      6. L'impegno del dotto  459
      7. Il commento a Dante e l'ermeneutica della letteratura elevata  465


Bibliografia  481


      1. Edizioni di Boccaccio, Dante e Petrarca  481
      2. Chiave bibliografica  484

Indici degli autori, dei manoscritti, delle voci e delle cose notevoli, della letteratura  509
Nell'opera del Boccaccio c'è una frattura collocabile all'altezza del «Decameron», ma troppo spesso mascherata dagli studiosi recenti, in omaggio alla tendenza generale a minimizzare tensioni e contrasti che segnano il passaggio dal Medioevo all'età umanistica: il Boccaccio stesso amava presentarsi come scrittore "in progress", indicando nell'incontro con Petrarca il momento decisivo della sua presa di coscienza retorico-poetica.

La prima fase, dal «Filocolo» al «Decameron», coincide per Bruni con la «filoginia», poiché si vede nell'amore un impulso a un'elevata produttività letteraria: scrittura «mezzana» perché al servizio di un pubblico femminile, occupata per intero dalla materia amorosa e consapevole di potere far coincidere amore e letteratura, piacere del testo e verità dei significati celati sotto il tegumento "fabuloso" del racconto. Quando poi con il «Carmen buccolicum», la «Genealogia» e il «Corbaccio» si passa alla seconda fase dominata dal fantasma paradigmatico del Petrarca, ci si trova in uno spazio non dei tutto nuovo rispetto a quello precedente, e tuttavia imperniato ora sulla misoginia, il rifiuto della materia amorosa, l'impossibilità di conciliare amore e letteratura, l'elezione di un pubblico più scelto rispetto a quello femmine; è la scrittura «alta», che si autocostruisce non senza dimenticare gli apporti socio-comunicativi di quella «mezzana» e vuole al tempo stesso essere una forma particolare di teologia, la depositaria di verità filosofiche celate nella "fictio" della poesia.

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