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La restituzione

Firenze, Vallecchi, 1955, Collezione di letteratura contemporanea
cm 18.7x12.4, pp. 135-(1), brossura, sovracoperta illustrata, scheda editoriale
Edizione originale.

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Questa non è una raccolta di poesie casuali, ma un vero e proprio poemetto, disposto a modo di «suite» in sette tempi. Il Prooemium si apre con una elargizione dell'autunno: le cose e gli uomini «in un grigio d'autunno svelano ogni patto».

Nella seconda parte, intitolata Narratio, a squarci vi parla una città che è Roma (dove vive l'autore) ma che potrebb'essere, nei suoi accenti drammatici, qualunque città modernamente viva. Excessus è il terzo tempo: e cioè l'uscita dalla vita in quella strana digressione che è la storia dove tuttavia continuano ad agire su noi gli invulnerabili contemporanei di tutto: i trapassati. Viene poi la Probatio: esperienza positiva ed insieme approvazione della realtà sentita come pertinente al bene degli uomini. Questa parte è costituita da venti ed un sonetto. L'Exemplum è l'esempio di un momento solo della vita che sempre poi si fa scempio: «il momento è realtà cui succedono sogni ». E ad un carme secolare viene contrapposto un carme momentaneo. La Refutatio, penultima parte, in forma di contrasto è, in una, rifiuto delL'esempio e sUbito confutazione di questo rifiuto. Il dibattito, naturalmente mai conclusivo, lascia però nel lettore una «salute», quella energIa indescrivibile, quella tonificante unità di immagine e idea che è nella magica essenza della poesia vera. L'Epilogus, in venti identiche strofe a bilancia del proemio, dà una risolutiva tensione di finale al tema della restituzione: «L'incubo ad occhi aperti.... / Rinnova i suoi locali allegri fin dall'atrio». Operetta intimamente moderna, per la sua concezione unitaria, il lettore d'oggi vi si libera in una classica dignità.

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