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Gli asparagi e l'immortalità dell'anima

Milano, Rizzoli, 1974, La scala
cm 22.5x14.5, pp. 198-(10), cartonato, sovracoperta illustrata
Prima edizione. Ottima copia

€ 20

Tanti anni fa, Flaiano chiese a degli amici comuni di poter conoscere Campanile. S'incontrarono in un night. Senza ombra di falso ossequio, Flaiano disse a Campanile: «Professore, lei è il nostro maestro». Con il plurale, Flaiano intendeva tutta quella generazione di artisti, di scrittori e di intellettuali italiani che, nella satira e nell'umorismo, avevano trovato il nutrimento ideale per la propria ispirazione creativa. Non era un'iperbole.
Nei racconti di Gli asparagi e l'immortalità dell'anima (che vanno dal '25 a oggi) - ma lo stesso discorso si può fare, a esempio, per il Manuale di Conversazione, al quale è stato assegnato nel 73 il Premio Viareggio per la narrativa - il lettore, ancora una volta, scoprirà nelle invenzioni, nelle topiche, nel «non-sense» di Campanile, lo spirito e l'autorità del caposcuola.

Gli asparagi e l'immortalità dell'anima è, per questo, un libro esemplare: accanto alle situazioni tipiche dell'assurdo, il gusto di rifare il verso, con feroce pudicizia, a certa borghesia tenacemente umbertina, poi rapidi momenti di disperata malinconia, pagine intere di travolgente comicità e infine, come sempre, improvviso e imprevedibile, lo scoppio geniale della battuta. Insieme, la grande, inesauribile folla dei suoi personaggi: le terribilissime matrone straripanti dalla sottoveste e gli omarini timidi in doppiopetto, le pallide sartine milanesi e gli eleganti scrittori, i semplici e i vagheggini, i poveri e i ricchi, i Conti, le Contesse, i vicini di casa...
Tutti, con i loro nomi strepitosi: anche quando Campanile non inventa stranezze e chiama i suoi personaggi con i nomi più comuni (come Ottavio o Luisa), questi nomi, subito, già quasi da soli, si attribuiscono e infondono il fascino di un'ilare perfezoine.
È soltanto una delle caratteristiche dello stile elegante, leggero, raffinato di Campanile; uno scrittore considerato ormai dall'unanimità della critica un classico del Novecento.

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