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Macchia Giovanni
Pirandello o la stanza della tortura
Milano, Mondadori, 1992, Saggi di letteratura
cm 21.5x14, pp. 191-(1), cartonato, sovracoperta illustrata
Ristampa. Saggio non compreso nel Meridiano Mondadori.
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La stanza della tortura, che nei castelli medievali acuisce nei visitatori la tensione e lo sgomento, riappare, come interno borghese, nei teatro di Pirandello: e Macchia vi scopre, chiusi in un carcere, sequestrati dal mondo, martirizzati da se stessi o dai loro persecutori, i suoi personaggi più memorabili e veri. ►
La stanza è «la sede dei loro vizi, dei loro peccati segreti, delle loro piaghe che solo a teatro possono essere scoperte, contemplate, giudicate, come in una rappresentazione sacra o in un tribunale». Ma tutto il teatro di Pirandello si configura, agli occhi di Macchia, come «un seguito di stanze, anche quando il palcoscenico si apre nella luminosità di un giardino o di una falsa natura che non consola». E Macchia, percorrendole, le osserva, nei clima della cultura europea, da angolazioni sempre diverse: ora cogliendo i nessi tra la «scomposizione» dei personaggi e le ricerche sulle intermittenze della memoria di Binet, che suggestiono anche Proust.