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La tradizione del Novecento. Prima serie

Torino, Bollati Boringhieri, 1996, Nuova cultura, 53
cm 22, pp. 467, brossura con alette
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Delle tre serie di saggi dedicati alla "Tradizione del Novecento" che Pier Vincenzo Mengaldo ha raccolto nel 1975, 1987 e 1991, si ripropone qui la prima. Al libro è accaduto ciò che raramente accade in questo genere di studi: un'accuratissima analisi di testi poetici e prosastici, condotta con le competenze di uno storico della lingua e insieme con la finezza di gusto di un lettore d'eccezione, ha varcato i limiti dello specialismo per costituire un vero punto di svolta della critica. Se è cambiato il modo di guardare al Novecento italiano, poetico e non, è anche merito di Mengaldo.
Le storie letterarie hanno insistito sugli elementi di rottura e discontinuità fra Pascoli e D'Annunzio da un lato e le generazioni di poeti a loro successive dall'altro. Mengaldo invece ricostruisce, in un'inchiesta comparativa che affianca opere in apparenza lontane e dissimili, una linea di derivazione e continuità, una "tradizione". Pascoli e D'Annunzio forniscono un repertorio di materiali lessicali e sintattici, di temi e di regimi metrici a cui attingono in abbondanza Ungaretti e Montale, riusandoli e immettendoli in contesti nuovi; suggestioni del D'Annunzio prosatore sono poi rintracciabili, oltre che nei poeti, anche nello stile critico di uno storico dell'arte come Roberto Longhi. Indicare il legami si rivela così più produttivo che sottolineare le cesure: rende più visibile la novità dei grandi autori del Novecento e fa cogliere meglio gli aspetti di modernità dei loro maestri.

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