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Doppio diario (1936-1943)

A cura di Mirella Serri, con una presentazione di Luigi Pintor


Torino, Einaudi, 1978, NUE. Nuova serie, 59
cm 18.3x11.6, pp. XLI-235-(11), brossura illustrata
Unica edizione.

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"Un libro come questo - scrive Luigi Pintor, nella prefazione - diificilmente può essere letto senza una partecipazione un po' speciale, una memoria o una riscoperta di molti retroterra, dei molti nessi che corrono tra passato e presente, edi altre coseancora". In effetti, questo Doppio diario costruito alternando alle annotazioni stese da Giaime Pintor a partire dal 1936, poco dopo il suo trasferimento a Roma, le lettere ai familiari e agli amici, ci offre con immediatezza e spontaneità la vicenda di un intellettuale negli anni della crisi del fascismo, fino alle soglie della Resistenza.


Assorbito, per la sua fine eroica, dal mito dell'epopea resistenziale, Giaime Pintor si rivela in queste pagine personaggio meno lineare e ben più complesso di quanto non lo abbia presentato la tradizione dell'antilascismo dopo la Liberazione. La sua nozione del rapporto tra intellettuali e politica insiste fortemente sul carattere critico, si potrebbe dall'illuministico, del contributo della cultura alia lotia politica. Il Doppio diario si sviluppa attorno al tema centrale della guerra, chiave di volta di un intero periodo storico e punto di parlenza problematico per ogni riconsiderazione del ruolo dell'intellettuale. È la guerra a determinare un'emergenza che annulla temporaneamente le distanze tra riflessione e azione; è la guerra a richiedere allo scrittore una drammatica, temporanea riconversione dei suoi strumenti di lavoro. Si capisce all'ora come Pintor decida di partecipare. proprio "in quanto scrittore", alla lotta partigiana: «Quanto a me, ti assicuro - scrive nella sua ultima lettera - che l'idea di andare a fare il partigiano in questa stagione mi diverte pochissimo. Tuttavia è l'unica possibilità aperta e l'accolgo».

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