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Sartre Jean-Paul
Santo Genet, commediante e martire
[Saint Genet, comedien et martyr], traduzione di Corrado Pavolini. Introduzione di Pier Aldo Rovatti
Milano, Il Saggiatore, 1972, La cultura. Saggi di arte e di letteratura, 25
cm 21x15.9, pp. XXIV-619-(5), brossura
Unica edizione italiana.
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Qui vanno in crisi i modelli di libertà e di individualismo della coscienza esistenziale, o meglio si scontrano con la crosta del sociale, di una società che sceglie i suoi morti cosi come sceglie i suoi esclusi, ladri, pederasti, negri, bastardi. I temi dell'Essere e il nulla e della Critica della ragione dialettica (che uscirà nel 1960) sono intrecciati e messi alla prova in un tentativo di dialettica attraverso la vicenda, tipica anche se al limite, di Genet, storia di una esclusione e insieme storia di una liberazione attraverso lo scrivere, l’oggettivazione letteraria. Ma che tipo di liberazione? Quando Genet, alla fine, ridiventa uno di noi, egli - dice Sartre - è morto, morto perché integrato nella morale borghese dei «Giusti». Più che di una liberazione, si racconta qui allora il diario filosofico di una condanna contro, cui gli sforzi della soggettività e le fantasie deH’immaginazione non possono nulla: Genet esce di scena, ma resta la ricostituzione tuttavia chiara di una coscienza che lega l’escluso con lo sfruttato e con la classe.
Si tratta di una biografia e insieme di un’autobiografia, l’espressione più consona a Sartre, quella che gli permette di dire di più: la ritroviamo, più costruita e più dominata intellettualmente, in Le parole del 1964 e nel più recente sforzo de L’Idiot de la Famille, opere cui il Saint-Genet si ricollega direttamente. Sartre ha affermato a ragione di avere superato le incertezze del primo libro e di essersi in seguito più concretamente appropriato dello spessore del sociale e della storia. Ma il Saint-Genet, riletto oggi, appare, proprio perché meno compiuto, forse più ricco di suggestioni e di interrogativi soprattutto sul tema attuale dell’esclusione, divenuto nel frattempo tema sociale e politico tra i più importanti.
Jean Genet, è chiaro, tende a scivolare nel sottofondo come un felice pretesto: tuttavia le sue opere, e i romanzi, principalmente, che in Italia sono assai poco conosciuti, sono e restano parte integrante del discorso di Sartre.