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Ordini mendicanti e società italiana XIII-XV secolo

traduzione di Michele Sampaolo


Milano, Il saggiatore, 1990, La cultura
cm 21x14, pp. 321-(7), cartonato, sovracoperta illustrata
Raccolta di saggi già pubblicati in diverse sedi. Unica edizione italiana. >>>

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Sommario

Introduzione [di A. Vauchez]   9

Parte prima
I FONDATORI E LA LORO MEMORIA


I. San Domenico e le origini dei Frati Predicatori    17
II. San Francesco d’Assisi, o il Vangelo nel quotidiano    31
III. Santa Chiara d’Assisi: una vita per la povertà    45
IV. La stigmatizzazione di san Francesco d’Assisi. Significato e portata storica    54
V. Le stimmate di san Francesco e i loro detrattori negli ultimi secoli del Medioevo    65
VI. Jacopo da Voragine e i santi del XIII secolo nella «Legenda aurea»    92


Parte seconda
I MENDICANTI NELLA SOCIETÀ COMUNALE


VII. Una campagna di pacificazione intorno al 1233. L’azione politica degli Ordini Mendicanti secondo la riforma degli statuti comunali e gli accordi di pace    119
VIII. Genesi e funzionamento dell’inquisizione medievale    162
IX. Un inquisitore domenicano: san Pietro martire (1200/ 1252 ca.)    171
X. Il processo di canonizzazione di san Nicola da Tolentino quale fonte storica (Marche 1325)    177
XI. Il culto dei «nuovi» santi in Umbria nei secoli XIII e XIV    186
XII. Il comune di Siena, gli Ordini Mendicanti e il culto dei santi. Storia e insegnamenti di una crisi (novembre 1328-aprile 1329)    194
XIII. Penitenti laici e terziari in Italia nel XIII e XIV secolo    206
XIV. I cambiamenti del sistema assistenziale negli ultimi secoli del Medioevo    221


Parte terza
CONTRASTI INTERNI E MODELLI SPIRITUALI


XV. L’ordine francescano nei secoli XIII e XIV: tra ideale e realtà    233
XVI. Il posto della povertà nei documenti agiografici all’epoca degli Spirituali    244
XVII. Le canonizzazioni di san Tommaso e di san Bonaventura: perché due secoli di scarto?    257
XVIII. Frati Minori, eremitismo e santità laica: Le «Vite» dei santi Maio (m. 1270 ca.) e Marzio (m. 1301) di Gualdo Tadino    274
XIX. Alcune riflessioni sul movimento dell’Osservanza in Italia nel secolo XV    306
Conclusione    311


Nota bibliografica    317
Avvertenza    320
«Per quanto strano possa apparire, non esiste un’opera storica d’insieme sugli Ordini mendicanti e la loro influenza sulla società italiana durante gli ultimi secoli del Medioevo. Eppure, basta percorrere le strade e le piazze di una città della pianura padana, della Toscana, dell’Umbria o delle Marche per vedere quanto l’impronta della presenza dei “frati” si iscriva ancor oggi nel paesaggio urbano:

conventi numerosi e robusti, chiese prestigiose, monti di pietà, oratorii di pie confraternite da loro diretti, la sigla IHC - diffusa dal francescano Bernardino da Siena - scritta sulle porte delle case, testimoniano l’impatto del loro messaggio nelle anime e nei cuori fra l’inizio del XIII secolo e il Rinascimento. Mi è parso perciò utile raccogliere in volume una ventina di saggi dedicati alla storia degli Ordini mendicanti in Italia, allo scopo di offrire al grande pubblico colto e agli studiosi una illustrazione almeno dello stato della questione. In questa ottica, ho messo l’accento sui principali problemi di tipo nuovo che la storia di questi ordini religiosi pone, e sulle cause dello straordinario successo che tali ordini hanno conosciuto un po’ dappertutto nella cristianità medievale, ma in maniera tutta particolare a sud delle Alpi. Che sarebbe infatti la civiltà italiana della fine del Medioevo senza Jacopone da Todi e senza Savonarola, e l’arte della stessa epoca senza la basilica di Assisi, il convento di Santa Maria Novella a Firenze o la chiesa di San Nicola da Tolentino? Quel che vale per la letteratura, l’architettura e la pittura ha il suo equivalente in altri settori, dalla pietà religiosa alla morale familiare e sociale. Più che qualsiasi altro paese, l’Italia è stata profondamente segnata dal fenomeno dei Mendicanti. Quest’opera avrà raggiunto il suo scopo se permetterà agli italiani di oggi di prenderne maggiormente coscienza e di ritrovare certe radici della loro identità culturale.»
(Dalla Introduzione di André Vauchez)

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