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Opere minori

1.1. A cura di Domenico De Robertis e di Gianfranco Contini; 1.2. A cura di Cesare Vasoli e di Domenico De Robertis; 2. A cura di Pier Vincenzo Mengaldo, Bruno Nardi, Arsenio Frugoni, Giorgio Brugnoli, Enzo Cecchini, Francesco Mazzoni


Milano - Napoli, Ricciardi, 1979, 1988, La letteratura italiana, 5
2 volumi in 3 tomi, cm 23.5x14.5, pp. (10)-959-(3), pp. C-1107-(5), pp. (10)-1051-(5), tela, sovracoperte, custodie mute
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INDICE GENERALE

TOMO I • PARTE I

VITA NUOVA a cura di Domenico De Robertis  3
RIME a cura di Gianfranco Contini  251

IL FIORE E IL DETTO D'AMORE attribuibili a
Dante Alighieri a cura di Gianfranco Contini

IL FIORE  555

DETTO D'AMORE  799

INDICE-SOMMARIO della «Vita Nuova»  829

INDICE DEI CAPOVERSI DELLE RIME  831

INDICE ANALITICO DEI NOMI E DELLE COSE NOTEVOLI
CONTENUTI NEL TESTO DANTESCO a cura di Rudy Abardo  837

INDICE ANALITICO DEI NOMI E DELLE COSE NOTEVOLI
CONTENUTI NELLE NOTE a cura di Rudy Abardo  883

INDICE LINGUISTICO, METRICO E RETORICO a cura di
Rudy Abardo  931

INDICE TOPOGRAFICO DEI MANOSCRITTI CITATI a cura
di Rudy Abardo  943

INDICE GENERALE  949

TOMO I • PARTE II

Introduzione di Cesare Vasoli  XI
Avvertenza al commento alle canzoni di Domenico De Robertis  XC
Nota al testo  XCIII
Bibliografia essenziale  XCIV
Tavola delle abbreviazioni  XCVII

CONVIVIO  3

INDICE-SOMMARIO DEL «CONVIVIO»  887

INDICE ANALITICO DEI NOMI E DELLE COSE NOTEVOLI
   CONTENUTI NEL TESTO DANTESCO
   a cura di Enrico Peruzzi  895

INDICE DEI NOMI E DELLE COSE NOTEVOLI CONTENUTI
   NELLE NOTE a cura di Enrico Peruzzi  1053

INDICE GENERALE  1105

TOMO II

DE VULGARI ELOQUENTIA
A cura di Pier Vincenzo Mengaldo  3

MONARCHIA
A cura di Bruno Nardi  241

EPISTOLE
A cura di Arsenio Frugoni e Giorgio Brugnoli  507

EGLOGE
A cura di Enzo Cecchini  647

QUESTIO DE AQUA ET TERRA
A cura di Francesco Mazzoni  693

INDICE-SOMMARIO DELLE OPERE883

INDICE ANALITICO DEI NOMI E DELLE COSE NOTEVOLI
   CONTENUTI NEL TESTO DANTESCO A cura di Giovanni Bianchi  899

INDICE ANALITICO DEI NOMI E DELLE COSE NOTEVOLI
   CONTENUTI NELLE NOTE A cura di Giovanni Bianchi  995

INDICE GENERALE  1049
TOMO I • PARTE I
a cura di Gianfranco Contini e Domenico De Robertis


Ulteriore suddivisione del tomo I delle opere volgari (il II, delle latine, è già uscito nel 1979), il presente volume, unendo alla Vita Nuova e alle Rime, Il Fiore e il Detto d'Amore ormai definitivamente accolti, sia pur su base indiziaria, nel canone dantesco, rappresenta l'intera opera poetica di Dante avanti la Commedia, salvo per le tre canzoni commentate nel Convivio, e il più saldo collegamento, a distanza di venticinque anni ma per le cure del medesimo editore, con la vasta rassegna, nei Poeti del Duecento della medesima collana, della nostra antica tradizione in rima.
L'adeguamento del progetto alle conclusioni più recenti trova così un suo filo di continuità, oltre a raccogliere alcuni dei motivi di novità della filologia italiana, mentre lascia tutto lo spazio, in un successivo tomo, alla più ampia analisi della prima impresa dottrinale dantesca (nonché del primo commento in volgare della nostra storia). A sua volta la 'novità' del Fiore non è solo quella delle cure editoriali dedicategli in questi ultimi anni dal suo illustratore qui (della Vita Nuova e delle Rime il testo è ancor quello solidamente fissato da Michele Barbi), ma del nesso che si stabilisce con l'opera maggiore sul versante del 'comico', ossia della dilatazione a perdita d'occhio della funzione poetica, ben prima della formulasione della dottrina del volgare illustre e dello stile tragico; oltre che del primo nostro volgarizzamento (oggi si direbbe «riscrittura») in versi, e di un testo contemporaneo.
Le premesse del resto erano già nella tesi dello sperimentalismo dantesco che è a fondamento dell'inter prefazione continiana delle Rime, interprefazione ormai classica, nel senso anche d'aver fornito un modello largamente accettato, e alla cui esemplarità di «primo esperimento di un'annotazione scientifica» di un canzoniere non è stato possibile al suo stesso autore di rinunciare. Nuovi sono i commenti alle altre opere, quello al Fiore e al Detto prosecuzione di una lunga maestria esegetica discesa da quel primo esempio; quello della Vita Nuova, già anticipato in volume a sé negli anni scorsi, largamente addentrantesi nelle motivazioni e nel significato di un libro che ha praticamente deciso per lungo tempo della sorte della poesia come del ruolo stesso della prosa in Italia, e bastino i casi del Petrarca e del Boccaccio; ma non meno sintomatico, a fianco del Fiore, della vocazione ultima del suo autore.
Due indici analitici, dei nomi e delle cose notevoli contenuti nel testo e nelle note, completano, con l'Indice linguistico, metrico e retorico e con quello dei manoscritti, il volume, stringendo in unità e le varie opere e il diverso contributo dei due interpreti.


TOMO I • PARTE II
a cura di Cesare Vasoli e Domenico De Robertis


Il Convivio è il testo dantesco che, nel corso dell'ultimo mezzo secolo, ha suscitato i più intensi dibattiti e ha fornito sempre nuove occasioni ai tentativi di stabilire le linee maestre dell'itinerario spirituale del Poeta e d'indicarne i fondamenti dottrinali, nella prospettiva di un'esperienza umana e poetica già vòlta verso la suprema espressione della Commedia. Né ciò stupisce ove si rifletta sulla stessa collocazione cronologica del Convivio, libro che segna il passaggio dai momento poetico della Vita Nuova a una complessa meditazione filosofica, etica, linguistica e poetica affidata ai trattati teorici e presto trasfigurata nell'altissimo impegno poetico, Ma si tratta pure di uno scritto che Dante pensò e stese nei primi tempi dell'esilio, sia allo scopo di rivendicare la propria dignità intellettuale e una fama offuscata dalle vicende della lotta politica e della condanna, sia, soprattutto, per offrire un insegnamento di «sapienza» a un pubblico intellettuale nuovo, costituito da tutte le «anime nobili» che, per essere impegnate nella vita «civile», gli sembravano escluse dalla suprema perfezione umana consistente, secondo la lezione aristotelica, fieli'esercizio della pura virtù speculativa. A costoro è, infatti, dedicata la difficile impresa di raccogliere, sotto il segno della divina "Filosofia-Sapienza", un "tesoro" di dottrine filosofiche e scientifiche che l'Autore ritiene il più atto a permetter e la piena attuazione delle "potenzialità" proprie della mente umana. Tuttavia, il fine ultimo di un simile tentativo è l'offerta di quei modi di pensare e di quei criteri etici che dovrebbero guidare gli uomini nella faticosa ricerca della pace e dell'armonia civile, condizione indispensabile affinchè essi possano veramente realizzare il proprio destino, in questa come nell'altra vita.
Per questo, a fondamento del discorso del Convivio sta la ferma persuasione che l'"auctoritas" della Filosofia (e del Filosofo per eccellenza, Aristotele) debba essere sempre sovrana e libera nel suo dominio, il cui fine è indicare l'unica felicità possibile in questa vita. Certo, La Rivelazione divina insegna a perseguire una beatitudine ininterrotta e senza limiti, la sola che sia assolutamente «pura».
Ma l'Alighieri, nell'approntare questo "convivio", lasciato interrotto sotto l'urgere della più alta vocazione poetica, non solo si propone come l'umile guida che conduce i suoi simili al sicuro porto dell'"amor di Sapienza", bensì già traccia il cammino aspro di una ricerca la cui ultima mèta è sempre la somma pace della contemplazione. Le stesse oscillazioni, incertezze e dubbi che egli lascia trasparire nel suo strenuo confronto con le massime tradizioni del sapere del suo tempo, non sono davvero i segni di una cultura filosofica eclettica e arretrata, ma anzi le testimonianze di una perenne tensione tra la certezza di verità sempre più evidenti alla luce della ragione e l'appello di una trascendenza che trasvaluti anche il naturale bisogno della felicità nell'ascesa all'ultimo e sovrumano "desiderabile".


TOMO II
a cura di P. V. Mengaldo, B. Nardi, A. Frugoni, G. Brugnoli, E. Cecchini, F. Massoni


Cent'anni or sono, fra il 1878 e il 1882, i fiorentini Successori Le Monnier pubblicavano, in due distinti tomi, «Le Opere latine di Dante Allighieri reintegrate nel testo con nuovi commenti da Giambattista Giuliani Espositore della Divina Commedia nell'Istituto di Studj Superiori in Firenze»: ed era la prima volta, e fino ad oggi l'unica, che quelle pagine di Dante retore e dictator, teorico del proprio volgare, loico della politica, imitatore della bucolica, indagatore di filosofia naturale, venivano raccolte in un corpo unitario; ritoccate rispetto alla «vulgata» fraticelliana, nuovamente tradotte e puntualmente commentate. Ciò a servizio del vasto disegno, da anni perseguito, di «spiegar Dante con Dante» istituendo un rapporto, anzi un perpetuo moto di solidarietà, fra il centro e il cerchio del sistema, fra le opere cosiddette «minori» e il poema maggiore, alla cui esegesi proprio esse, latine e volgari, dovevano prestare man forte.
Il volume che qui si pubblica offre al lettore quei medesimi testi del Dante latino, non però affidati alla esecuzione d'un solista più o meno virtuoso, ma alle cure attente d'un mannello di specialisti; che li hanno tutti riveduti (o discussi) quanto alla lezione, nuovamente tradotti e puntualmente, ampiamente commentati, adeguando l'esegesi ai resultati dei buoni studi.
La varietà —propria al carattere dell'impresa — delle voci e delle opinioni, talora anche profondamente divergenti su questioni di fondo o problemi particolari, nulla toglie al pregio dell'opera: anzi l'arricchisce se consente al lettore di misurare dialetticamente, anche attraverso gli scarti, il cammino percorso dagli studi danteschi nel nostro secolo, e di valutare l'estensione d'una problematica oggi tanto più complessa quanto più si è allargata la nostra conoscenza della cultura e della letteratura medievale.
La «monotonia» esegetica del Giuliani era inerente alla sua stessa ipotesi di lavoro; il polifonico svariare dell'odierna chiosa consiglia piuttosto, a dichiarare in limine gli scopi dell'opera ripetendo le istanze di una rinnovata filologia, altra dichiarazione programmatica: non più soltanto «spiegar Dante con Dante»; ma, storicamente, intenderlo come uno dei massimi della civiltà e cultura mediolatina e romanza, e spiegarlo e leggerlo, anche quello latino, con la cura medesima che, nei secoli, è stata sempre dedicata al padre della lingua, della poesia, della letteratura italiana.
Due distinti e accurati Indici analitici dei nomi e delle cose contenute nel testo e nelle note, rendono agevole e ancor più proficua la consultazione del volume, che già appare insostituibile strumento di lavoro e di cultura.

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