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Palazzeschi Aldo
Storia di un'amicizia. Romanzo
Milano, Mondadori, 1971, Scrittori italiani e stranieri
cm 20x13.5, pp. 140-(4), cartonato, sovracoperta illustrata
Prima edizione. Ottima copia
€ 30
Favola surreale e grottesca, come Il Doge e Stefanino, permeata di palesi riferimenti all'odierna realtà sociale, questo nuovo romanzo di Palazzeschi si contraddistingue per il fatto che alla trama, sia pure scarna, succinta e volutamente essenziale, viene ad incorporarsi, giusta il titolo, un bizzarro trattatello sull'amicizia. ►
Si direbbe quasi che l'invenzione romanzesca scatti su questa intenzione trattatistica e che il libro assuma, erodendoli e sottilmente parodiandoli dall'interno, i modi didascalici di un romanzo a tesi. Che cosa sembra voler dimostrare Palazzeschi con questa sua storia esemplare? Che l'amicizia non nasce sul terreno dell'affinità fisica e spirituale, ma su quello dell'inconscia rivalità, della mutua sopraffazione, che temprano ed esaltano, per la continua tensione, il carattere individuale. Su questa "contrarietà" i due sodali, Pomponio e Cirillo, diversissimi per corporatura e temperamento, fondano il loro intimissimo rapporto; contrarietà che, una volta rotta l'amicizia, si estrinseca nella inaugurazione di due associazioni culturali di diversissimi intenti e costituzione. Ed è qui che si innestano quegli elementi sociali che Palazzeschi, con fare apparentemente disinvolto ma preciso, inserisce nelle sue favole. Pomponio, bello, prestante, ottimista, focoso e insaziabile amante, fonderà un Club volto a magnificare la vita nei suoi aspetti più vari e più belli; Cirillo, brutto, mingherlino, pessimista, misogino e sessuofobo, darà vita ad una associazione tesa a "conoscere il vero volto delle cose", la realtà nei suoi aspetti più tristi e crudeli. Il testo sembra imporre un doppio registro di lettura: da una parte Palazzeschi presenta una sua personale.