È stato grazie al progresso che il contenibile «stolto» dell'antichità si è tramutato nel prevalente cretino contemporaneo, personaggio a mortalità bassissima la cui forza è dunque in primo luogo brutalmente numerica; ma una società ch'egli si compiace di chiamare «molto complessa» gli ha aperto infiniti interstizi, crepe, fessure orizzontali e verticali, a destra come a sinistra, gli ha procurato innumeri poltrone, sedie, sgabelli, telefoni, gli ha messo a disposizione clamorose tribune, inaudite moltitudini di seguaci e molto denaro. Gli ha insomma moltipllcato prodigiosamente le occasioni per agire, intervenire, parlare, esprimersi, manifestarsi, in una parola (a lui cara) per «realizzarsi». Sconfiggerlo è ovviamente impossibile. Odiarlo è inutile. Dileggio, sarcasmo, ironia non scalfiscono le sue cotte d'inconsapevolezza, le sue impavide autoassoluzioni (per lui, il cretino è sempre «un altro»); e comunque il riso gli appare a priori sospetto, sconveniente, «inferiore», anche quando - agghiacciante fenomeno - vi si abbandona egli stesso. Un libro come questo non può allora offrirsi che come modesto, temporaneo sollievo alle sue vittime minoritarie. Né denuncia, né rivalsa, né vendetta, ma testimonianza stoicamente ilare, quasi rassegnato sospiro, estremo gesto di reazione quando le braccia tendono a cadere.
Tratto dall'«Agenda di F. & L.», e in piccola parte dalla nostra saltuaria collaborazione ai settimanali «L'Espresso» ed «Epoca», il volume non segue un ordine cronologico ma tenta una classificazione per temi della vasta materia: il cretino nella scuola, il cretino in viaggio e in vacanza, il cretino nella pubblica amministrazione, il cretino in politica, il cretino intellettuale, il cretino mass-medianico, il linguaggio del cretino, ecc. Un capitolo riservato alle donne ci ha portati alla curiosa scoperta semantica che dire: «è una cretina» non ha, misteriosamente, lo stesso significato sferico, irrevocabile, che dire: «è un cretino». ►
Infine, poiché prevalenza non significa (ancora) dominio assoluto, l'ultima parte del libro raccoglie gli scritti da noi dedicati nel corso degli anni ad alcuni di quegli isolati che, in diversi tempi, modi, paesi, si sono battuti e si battono contro il comune nemico; ai tristi e lucidi capitani, agli sparsi e preziosi compagni di una resistenza che bisogna pur fare. Sia poi detto che, nell'insieme, ci siamo anche divertiti. Carlo Fruttero, Franco Lucentini
Sconfiggerlo è ovviamente impossibile. Odiarlo è inutile. Dileggio, sarcasmo, ironia non scalfiscono le sue cotte d'inconsapevolezza, le sue impavide autoassoluzioni (per lui, il cretino è sempre «un altro»); e comunque il riso gli appare a priori sospetto, sconveniente, «inferiore», anche quando - agghiacciante fenomeno - vi si abbandona egli stesso.
Un libro come questo non può allora offrirsi che come modesto, temporaneo sollievo alle sue vittime minoritarie. Né denuncia, né rivalsa, né vendetta, ma testimonianza stoicamente ilare, quasi rassegnato sospiro, estremo gesto di reazione quando le braccia tendono a cadere.
Infine, poiché prevalenza non significa (ancora) dominio assoluto, l'ultima parte del libro raccoglie gli scritti da noi dedicati nel corso degli anni ad alcuni di quegli isolati che, in diversi tempi, modi, paesi, si sono battuti e si battono contro il comune nemico; ai tristi e lucidi capitani, agli sparsi e preziosi compagni di una resistenza che bisogna pur fare. Sia poi detto che, nell'insieme, ci siamo anche divertiti. Carlo Fruttero, Franco Lucentini