Il volume Il portico della morte, curato dall'Associazione "Fondo Pier Paolo Pasolini" e pubblicato dalla casa editrice Garzanti nel 1988, è una raccolta dei testi critici pasoliniani, editi ed inediti, non inclusi in Passione e ideologia, che offre l'occasione per approfondire il metodo critico dello scrittore.►
In particolare, i saggi del Portico della morte sembrano porre in evidenza soprattutto l'aspetto della "passione" che anima profondamente le scelte letterarie di Pasolini. Il titolo della raccolta deriva da un localizzazione geografica assai importante nell'autobiografia dell'autore. "Il portico della morte", infatti, è un luogo ben preciso di Bologna, dove Pasolini si recava, nei primi anni quaranta, quelli della formazione universitaria, alla ricerca di libri a poco prezzo. Scrive in proposito lo stesso Pasolini: "A quindici anni ho cominciato a comprare lì i miei primi libri, ed è stato bellissimo, perché non si legge mai più, in tutta la vita, con la gioia con cui si leggeva allora". Il titolo Il portico della morte sta ad indicare una tappa precisa, quella della formazione alla passione letteraria. L'arco cronologico in cui si situano i vari saggi va dal 1947 al 1971, anche se la maggior parte dei testi sono stati redatti negli anni cinquanta. In essi, Pasolini si occupa soprattutto della letteratura a lui coeva. Analizza, ad esempio, i romanzi della Morante, di Bassani e di Volponi, e dimostra un notevole interesse per le opere dei giovani narratori; tuttavia l'oggetto privilegiato della sua analisi è, come sempre, la poesia: si occupa così di Betocchi, di Montale, di Pascoli, di Ungaretti e di Penna, ma anche di giovanissimi poeti come Alda Merini e Giovanna Bemporad, proponendo interpretazioni e giudizi mediati da una lettura strettamente personale dei testi.
Il volume Il portico della morte, curato dall'Associazione "Fondo Pier Paolo Pasolini" e pubblicato dalla casa editrice Garzanti nel 1988, è una raccolta dei testi critici pasoliniani, editi ed inediti, non inclusi in Passione e ideologia, che offre l'occasione per approfondire il metodo critico dello scrittore.►
In particolare, i saggi del Portico della morte sembrano porre in evidenza soprattutto l'aspetto della "passione" che anima profondamente le scelte letterarie di Pasolini. Il titolo della raccolta deriva da un localizzazione geografica assai importante nell'autobiografia dell'autore. "Il portico della morte", infatti, è un luogo ben preciso di Bologna, dove Pasolini si recava, nei primi anni quaranta, quelli della formazione universitaria, alla ricerca di libri a poco prezzo. Scrive in proposito lo stesso Pasolini: "A quindici anni ho cominciato a comprare lì i miei primi libri, ed è stato bellissimo, perché non si legge mai più, in tutta la vita, con la gioia con cui si leggeva allora". Il titolo Il portico della morte sta ad indicare una tappa precisa, quella della formazione alla passione letteraria. L'arco cronologico in cui si situano i vari saggi va dal 1947 al 1971, anche se la maggior parte dei testi sono stati redatti negli anni cinquanta. In essi, Pasolini si occupa soprattutto della letteratura a lui coeva. Analizza, ad esempio, i romanzi della Morante, di Bassani e di Volponi, e dimostra un notevole interesse per le opere dei giovani narratori; tuttavia l'oggetto privilegiato della sua analisi è, come sempre, la poesia: si occupa così di Betocchi, di Montale, di Pascoli, di Ungaretti e di Penna, ma anche di giovanissimi poeti come Alda Merini e Giovanna Bemporad, proponendo interpretazioni e giudizi mediati da una lettura strettamente personale dei testi.