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Scagliola. L'arte della pietra di luna

Presentazione di Claudio Strinati


Roma, Editalia - Edizioni d'Italia, 1997, L'arte le arti. Arti minori
cm 26.5x32.5, pp. 279-(1), 126 illustrazioni a colori e in b/n nel testo, tela, sovracoperta illustrata
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€ 100
INDICE DEI TESTI


PRESENTAZIONE
di Claudio Strinati    Pag. 5

INTRODUZIONE    9

LA SCAGLIOLA DIVENTA “PITTURA SUL CRISTALLO”    13

La produzione toscana    13


    Girali barocchi nelle scagliole toscane del Seicento    15
    Il trionfo del trompe-l’oeil    21
    Enrico Hudford e la scagliola pittorica    24
    La scagliola all’Accademia di Belle Arti    42
    La fortuna delle scagliole toscane in Inghilterra    48
    La produzione ottocentesca e la “bottega” dei Della Valle    50


ALLE ORIGINI DEI LAVORI DI SCAGLIOLA    91

Gli artisti carpigiani    93


    Austere bicromie bianco-nere nella prima produzione carpigiana    93
    Il gusto del colore negli ornati naturalistici    100
    Parnasie prospettiche    106


Gli artisti tedeschi    137

DELUSIONE DEI LAVORI DI SCAGLIOLA    151

Italia settentrionale    153

Italia centro-meridionale    159

LA TECNICA DI LAVORAZIONE    Pag.
di Alessandro Bianchi    191

RELAZIONE DI RESTAURO    216

APPENDICI    233

BIBLIOGRAFIA ESSENZIALE    263

INDICI    267

Indice analitico    269

Indice delle illustrazioni    273
Meschia, mestura, pasta di marmo, gesso Atlante, vetro di olaria, pietra speculare, cristallo di gesso, vetro di Maria, specchio d’asino, pietra di luna. E ancora, Stuckmarmor, Bossi work... aridi termini scientifici e immaginifiche evocazioni di straordinarie proprietà: nel corso dei secoli così si era tentato di «definire» la scagliola.

Tecnica artistica complessa e sempre in via di sperimentazione, dalle potenzialità espressive senza limite, riusciva a conferire all’oggetto finito un carattere familiare, quasi domestico e più caldo rispetto all’algida perfezione dei mosaici di pietra dura. Il repertorio figurativo e ornamentale, sempre basato su un gioco mimetico e illusionistico, poteva simulare, al primo impatto, una tarsia marmorea o di ebano e avorio, un’incisione o una natura morta, oppure una «pittura sotto vetro»: all’artefice — alla sua abilità tecnica, alle sue capacità disegnative, al suo gusto e alla sua creatività —, naturalmente, il merito del risultato finale. Ma il segreto di quest’arte si era perso nel tempo e si pensava che fosse custodito solo nella memoria di epoche passate e in esperienze ormai irripetibili.
Oggi, il fiorentino Bianco Bianchi, depositario di quest’arte antica, ha rilanciato nel mondo il gusto per la decorazione in scagliola. Nel 1969, in seguito all’interesse riscosso da una sua opera esposta presso la sede della compagnia Alitalia a New York, fu organizzata una mostra itinerante negli Stati Uniti nel corso della quale venivano date dimostrazioni pratiche sulla tecnica ed esposte le opere del laboratorio Bianchi. La risonanza di questa iniziativa fu tale che in poco tempo una vera e propria clientela internazionale — come i Duchi di Kent, sultani e capi di Stato arabi, attori e personaggi del mondo dello spettacolo e della moda, tra cui lo stilista Gianni Versace — si cominciò a rivolgere alla bottega fiorentina per la realizzazione di tavoli e oggetti di vario tipo, garantendo un successo e una diffusione tali, che oggi la scagliola viene considerata uno dei materiali più esclusivi nell’ambito dell’arredamento.

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