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Stalin. Una biografia politica

[Stalin. A Political Biography], nuova edizione riveduta e aggiornata dall'Autore, traduzione di Gilberto Forti


Milano, Longanesi, 1969, Il cammeo, 43
cm 19x12.5, pp. 996-(12), 24 illustrazioni in b|n fuori testo, cartonato, sovracoperta illustrata
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INDICE GENERALE
 

prefazione alla seconda edizione    11

dall'introduzione ]1961[    15

prefazione alla prima edizione    21

capitolo primo
     Infanzia e giovinezza    27

capitolo secondo
     Il movimento socialista clandestino    62

capitolo terzo
     La prova generale    92

capitolo quarto
     Koba diventa Stalin    153

capitolo quinto
     1917    203

capitolo sesto
     Stalin nella guerra civile    261

capitolo settimo
     Il segretario generale    336

capitolo ottavo
     La grande metamorfosi    428
 
capitolo nono
     Gli dèi hanno sete    496

capitolo decimo
     Politica estera e Comintern - i ]1923-1933[    551

capitolo undicesimo
     Politica estera e Comintern - ii ]1934-1941[    588

capitolo dodicesimo
     Il generalissimo    651

capitolo tredicesimo
     Teheran-Jalta-Potsdam    699

capitolo quattordicesimo
     Dialettica di vittoria    767

capitolo quindicesimo
     Poscritto - Gli ultimi anni di Stalin    797

note    881

bibliografia    931

indice analitico    943

indice delle tavole    997
Isaac Deutscher, senza dubbia il più autorevole specialista della storia dell'Unione Sovietica, scomparso di recente a Roma, finì di scrivere questa biografia nel 1948, quando Stalin era ancora all’apice del potere, ammirato e temuto in tutto il mondo e circondato, nel suo paese, da un culto quasi fanatico.

A quell’epoca l’Unione Sovietica non era ancora una potenza nucleare, la vittoria della rivoluzione cinese non si profilava e si cominciava appena a parlare della rottura dei rapporti tra Tito e Mosca. Concludendo il suo libro Deutscher diceva: «Dopo tante alternative, dopo tanti alti e bassi, solo adesso il dramma di Stalin sembra avviarsi verso il suo vertice; e non sappiamo in quali nuove prospettive l’ultimo atto del dramma collocherà tutti quelli che lo hanno preceduto». È proprio a questo «ultimo atto» che si riferisce un nuovo capitolo dell’edizione aggiornata. Deutscher confessa di essere stato troppo cauto nel suo giudizio. Aveva, tuttavia, visto giusto: le attività e il comportamento di Stalin negli ultimi anni, anziché mostrarci sotto una nuova prospettiva quel che era accaduto in precedenza, diedero un maggiore risalto alla prospettiva accennata nelle ultime pagine del libro, dove si prevedeva quella che sarebbe poi stata chiamata «la destalinizzazione». Deutscher afferma di non aver tenuto conto delle rivelazioni fatte da Kruscev e da Mikoian e da altri a partire dal '56, perché non aggiungevano nulla di importante sulla ascesa di Stalin al potere, sui suoi rapporti con Lenin e con altri capi bolscevichi, e alla politica tenuta da lui durante il periodo tra le due guerre e durante la grande epurazione, anche perché questo studioso, sempre avvincente come un narratore, aveva attinto a notizie e a documenti tuttora sconosciuti nella stessa Unione Sovietica, dove la sua biografia di Stalin è ancora proibita (ed è anche proibita in Cecoslovacchia e nei paesi del blocco comunista, compresa la Cina). Se non altro, le accuse seguite alla morte di Stalin sono servite a dimostrare in modo luminoso la profondità dell'inganno perpetrato da costui, dopo l'eliminazione di Trotskij e dei trotskijsti, degli zinovievisti e dei bukarinisti, ai danni dei propri seguaci, gli stalinisti.

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